Mercoledì 6 aprile 2022, il Governo statunitense, di concerto con il G7 e l’Unione europea, ha ampliato e inasprito il regime sanzionatorio contro la Russia, per colpire lo stato del Cremlino in ragione delle atrocità commesse in Ucraina, con esplicito riferimento alle evidenze rinvenute presso la città di Bucha in seguito alla ritirata russa.
Innanzitutto, il Presidente Biden ha firmato l’Executive Order (EO) 14071 Prohibiting New Investment in and Certain Services to the Russian Federation in Response to Continued Russian Federation Aggression, con cui ha proibito qualsiasi nuovo investimento da parte di US person in Russia e ha delegato al Dipartimento del Tesoro il potere di vietare l’esportazione o la fornitura di qualsiasi tipologia di servizio in Russia. Ambedue gli interventi hanno intensificato l’arma sanzionatoria statunitense: da un lato, il divieto assoluto di nuovi investimenti ha riformato sensibilmente il quadro normativo precedentemente in essere, superando sia l’EO 14066 (che aveva vietato gli investimenti nel settore dell’energia) sia l’EO 14068 (che aveva delegato al Dipartimento del Tesoro il potere di ampliare il novero dei settori coperti dal divieto di nuovi investimenti). Dall’altro, la delega al Dipartimento del Tesoro per la prima volta pone nel suo ambito di competenza il potere di imporre nuove sanzioni sulla prestazione di servizi, rendendo la minaccia sanzionatoria ancor più reattiva e potenzialmente incisiva.
A più di una settimana di distanza dall’intervento dell’esecutivo, l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) non si è ancora pronunciato sulla portata applicativa delle nuove restrizioni. Sebbene si attendano alcune FAQ di chiarimento e una o due autorizzazioni generali per consentire l’interruzione dei nuovi investimenti, si stima che i provvedimenti dell’OFAC non consentiranno, per quanto residui, significativi flussi di denaro verso la Russia.
L’EO 14071 non è stato l’unico provvedimento preso dagli Stati Uniti contro la Federazione Russa in risposta agli eventi delle ultime settimane. Infatti, l’OFAC ha altresì sottoposto a congelamento dei beni due importanti banche russe, Sberbank e Alfa-Bank, aggiungendole insieme a 48 loro filiali alla Special Designated Nationals and Blocked Persons List (SDN List). Sono pertanto ormai concesse con tali istituti di credito, in forza di apposite autorizzazioni generali, solo operazioni di wind down entro date determinate, diverse a seconda dei casi specifici.
La Casa Bianca, inoltre, ha sottoposto a congelamento dei beni ulteriori imprese sotto controllo statale russo e 20 nuovi individui associati a vario titolo con membri di alto livello del governo russo (compresi alcuni familiari di Putin e del Ministro degli Esteri Lavrov), listandoli nella SDN List.
Infine, virando dalle sanzioni economiche internazionali all’export control, due giorni dopo il nuovo EO 14071 sopra menzionato, il Governo statunitense ha arricchito il proprio arsenale sanzionatorio contro la Russia e la Bielorussia con due nuovi strumenti.
Innanzitutto, il Bureau of Industry and Security (BIS) ha sottoposto a obbligo di autorizzazione, con politica di diniego (policy of denial), l’esportazione, la riesportazione e il transito (in-country) di tutti i prodotti soggetti a EAR (salvo gli EAR99), estendendo ai beni che ricadono negli ECCN delle Categorie 0, 1 e 2 della Commerce Control List le restrizioni già previste a febbraio per le Categorie dalla 3 alla 9. Nello specifico il BIS ha pubblicato in data 8 aprile l’advance copy della Federal register notice, attesa nella sua versione ufficiale per oggi, 14 aprile. Pertanto, indipendentemente dalla natura e dall’identità dell’utente finale, l’esportazione, la riesportazione e il transito (in-country) verso la Federazione Russa o la Bielorussia di tutti gli articoli soggetti all’EAR il cui codice di controllo sia diverso da EAR99 necessitano fin dall’8 aprile u.s. di una licenza del BIS. È prevista una clausola di salvaguardia temporale per le spedizioni già in essere al momento della pubblicazione dell’advance copy.
Non solo, il giro di vite sulle restrizioni merceologiche che interessano le operazioni con Russia e Bielorussia ha interessato anche la Foreign Direct Product Rule (FDPR), che ora si applica anche ai beni che ricadono nel gruppo D (Software) o E (Technology), mentre in precedenza era limitata i beni sotto le Categorie 3-9. Ciò significa che i beni esteri che siano il prodotto diretto di tecnologie o software di origine USA controllati ai sensi degli EAR ed elencati nella Commerce Control List, o prodotti da un impianto che sia esso stesso il prodotto diretto di tali tecnologie o software, necessitano di un’autorizzazione del BIS per essere esportati, riesportati o fatti transitare in Russia. Una clausola di salvaguardia temporale esenta dalle nuove restrizioni le spedizioni di beni FDPR già in essere fino alla data del 9 maggio p.v.. Inoltre, sono esentati da tale nuova FDPR gli articoli prodotti in Canada, Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati membri dell’UE, Giappone e Corea del Sud.
In secondo luogo, sempre l’8 aprile, in esecuzione dell’impegno preso insieme ai governi alleati, il Presidente Biden ha revocato lo stato di most favored nation (MFN) sia alla Russia sia alla Bielorussia, emanando l’H.R.7108 – Suspending Normal Trade Relations with Russia and Belarus Act. Di conseguenza, tutti i prodotti originari della Russia e della Bielorussia subiranno il trattamento daziario meno favorevole previsto dalla colonna 2 del Harmonized Tariff Schedule degli Stati Uniti.
Salvo la Russia e la Bielorussia raggiungano un accordo con l’Ucraina che ripristini la pace, ritirino le truppe, pongano fine all’occupazione del paese e ne riconoscano la sovranità, le ulteriori misure sanzionatorie sopra descritte sembrano destinate a consolidarsi e a definire gli scambi commerciali con tali paesi per tempo indefinito.