Il 27 maggio, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (“MEF”), si è tenuta la presentazione dell’ultima edizione dell’Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e della prima Analisi nazionale sul finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa, entrambe realizzate dal Comitato di Sicurezza Finanziaria (“CSF” o “Comitato”).
Il CSF, responsabile della stesura dei rapporti, è l’organo istituito presso il MEF incaricato di coordinare le attività di contrasto alle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, incluso il finanziamento della proliferazione. Tra i suoi compiti rientra anche l’attuazione delle misure di congelamento dei fondi previste da Nazioni Unite e Unione europea.
I due documenti presentati sono il risultato di una collaborazione tra le autorità che compongono il CSF e il settore privato. Si tratta di strumenti essenziali per rafforzare i presìdi di prevenzione, a beneficio sia degli operatori finanziari e non finanziari, sia dei professionisti coinvolti.
Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo
In particolare, per quanto concerne l’Analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, essa aggiorna la precedente valutazione del 2019, esaminando sia le minacce tradizionali sia i rischi emergenti legati all’uso di nuovi strumenti e tecnologie.
Il documento descrive le principali modalità operative delle attività illecite, i settori maggiormente vulnerabili e l’efficacia del sistema di prevenzione, contrasto e repressione presente in Italia.
Il quadro generale conferma quanto già emerso nella precedente edizione: il rischio di riciclaggio nel nostro Paese è considerato molto significativo, il livello più alto nella scala a quattro livelli adottata. Il rischio legato al finanziamento del terrorismo, nazionale e internazionale, si colloca invece su un livello abbastanza significativo.
Queste valutazioni riflettono anche alcuni fattori strutturali del contesto economico italiano, come l’ampio uso del contante e la presenza di un’economia non osservata, composta da attività sommerse e illegali. Nonostante i rischi rilevati, l’analisi evidenzia che il sistema italiano dispone di strumenti e meccanismi adeguati a fronteggiare le minacce di riciclaggio e finanziamento del terrorismo in modo complessivamente efficace.
Analisi nazionale dei rischi di finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa
Per la prima volta, il Comitato ha elaborato una valutazione specifica dei rischi connessi al coinvolgimento del sistema economico-finanziario italiano nel finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa, in linea con la Raccomandazione 1 del GAFI, come modificata nell’ottobre 2020, in cui si chiede ai paesi di identificare e capire il rischio legato al finanziamento della proliferazione (cioè il rischio che vengano finanziate attività per diffondere armi di distruzione di massa).
Questa valutazione è diversa da quella che si fa normalmente per il rischio di riciclaggio di denaro o finanziamento del terrorismo.
In particolare, visto che non vi è una definizione chiara e univoca di “finanziamento della proliferazione“, la valutazione deve concentrarsi solo sul rischio che non vengano rispettate o che vengano evase le sanzioni finanziarie mirate (cioè, le regole specifiche per bloccare certi finanziamenti) legate alla proliferazione. Le sanzioni mirate si applicano soprattutto a due paesi: la Corea del Nord (Repubblica Popolare Democratica di Corea) e l’Iran (Repubblica Islamica dell’Iran).
In apertura, dopo una sintetica illustrazione degli approcci adottati da ONU, UE e Italia nel contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, il rapporto si concentra sull’analisi delle minacce.
In particolare, viene individuata come minaccia prioritaria quella legata alla Corea del Nord, in linea con le indicazioni del GAFI e il regime sanzionatorio ONU. Per quanto riguarda il rischio di coinvolgimento diretto, l’Analisi non rileva criticità significative, grazie a un’attenta gestione dei flussi finanziari, sebbene il Panel of Experts dell’ONU abbia segnalato almeno cinque violazioni italiane nel settore commerciale e finanziario tra il 2019 e il 2020.
Il rapporto estende quindi la valutazione al rischio di proliferazione connesso all’Iran, considerando le preoccupazioni espresse dall’UE e da altri attori internazionali in merito al programma nucleare e missilistico di Teheran. Sebbene l’Italia, tradizionalmente esposta a causa di rilevanti legami commerciali, abbia registrato una progressiva riduzione dei flussi dal 2019 al 2023 a seguito delle sanzioni, della pandemia e delle strategie di de-risking degli operatori, sono state comunque rilasciate 239 licenze per beni a duplice uso, con un aumento dei flussi nei settori medico e farmaceutico.
A conferma dei rischi esistenti nelle operazioni Iran, l’Analisi evidenzia le segnalazioni di operazioni sospette (SOS) relative a triangolazioni finanziarie a favore di entità iraniane e i controlli doganali, che indicano un rischio di diversione di beni sensibili da Paesi terzi, quali Cina e Turchia, verso Teheran.
L’Analisi conclude che, nel complesso, il sistema italiano di prevenzione, indagine e repressione risulta adeguato, con una valutazione del rischio medio-basso; viene comunque sottolineata l’importanza di rafforzare la collaborazione tra settore pubblico e privato, incentivare la segnalazione di operazioni sospette e promuovere la formazione degli operatori quali istituti finanziari, imprese esportatrici e i professionisti che li assistono, in modo da prevenire un coinvolgimento in transazioni illecite.
I professionisti dello Studio Legale Padovan, che vantano una vasta esperienza nel campo delle sanzioni economiche internazionali, sono a disposizione per fornire la propria assistenza ad individui, aziende e istituti finanziari. Su richiesta dei propri clienti, lo Studio redige pareri pro veritate e relazioni di natura tecnico-legale sulla conformità dei beni destinati all’esportazione (compresi i software, gli impianti e le tecnologie) alle disposizioni UE e nazionali in materia di prodotti militari, dual use, nonché di prodotti il cui commercio con determinati Paesi terzi, come l’Iran e Corea del Nord, è controllato per effetto di regimi di restrittivi e di non proliferazione.