Il 27 luglio 2025, è stato raggiunto un accordo di principio tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea sull’applicazione delle misure tariffarie adottate dall’Amministrazione Trump (“Accordo”).
Come specificato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in una dichiarazione ufficiale, l’obiettivo dell’accordo, giunto a seguito di negoziati prolungatisi per mesi, dovrebbe essere quello di garantire maggiore certezza alle imprese unionali. Dal punto di vista statunitense, invece, l’accordo, definito dall’Amministrazione Trump come “Cooperation Agreement on Reciprocal, Fair and Balanced Trade”, dovrebbe riequilibrare il disavanzo commerciale tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea, attraverso la previsione di obblighi e concessioni prevalentemente assunti dall’Unione.
Il testo dell’Accordo non è ancora stato pubblicato e dunque non se ne conoscono ancora i dettagli con certezza, ma da quanto emerge leggendo il Fact Sheet pubblicato sul sito della Casa Bianca (link), lo stesso dovrebbe disporre che:
- I prodotti originari dell’Unione europea sconteranno un dazio “reciproco” del 15% all’importazione negli USA, il quale si applicherà a molteplici prodotti, tra cui quelli del settore automotive (ad oggi soggetto ad un dazio ad valorem del 25%), ai prodotti farmaceutici e ai semiconduttori (questi ultimi due ad oggi ancora oggetto di una specifica investigazione da parte degli USA ai sensi della Section 232 del Trade Expansion Act 1962).
- Rimarranno tuttavia in vigore le misure c.d. settoriali relative all’importazione di i) acciaio, alluminio e loro prodotti derivati (soggetti ad un dazio del 50% ai sensi delle Proclamation 10895 e 10896) e ii) rame (ad oggi anch’esso oggetto di una specifica investigazione ai sensi della Section 232, il cui esito potrebbe portare all’applicazione di un dazio del 50%).
Inoltre, l’Accordo dovrebbe prevedere molteplici misure volte a stimolare investimenti unionali nell’economia statunitense e comunque un trasferimento di ricchezza dall’ Europa agli USA. Nello specifico, la Commissione, per conto dell’Unione europea e dei suoi stati membri, si sarebbe impegnata a:
- Canalizzare investimenti diretti privati per 600 miliardi di dollari negli USA durante i tre anni residui del mandato del Presidente Trump, in aggiunta al flusso “normale” di FDI europeo negli USA, che da parte americana viene stimato in 100 miliardi di dollari, con ciò portando l’”impegno” europeo a 900 miliardi di dollari nel triennio trumpiano;
- acquistare per almeno 750 miliardi di dollari risorse energetiche statunitensi, anche qui fino al 2028;
- eliminare le barriere tariffarie unionali per i prodotti statunitensi (dazi zero);
- ridisegnare le (percepite) barriere non tariffarie unionali in modo da eliminare per quanto possibile restrizioni alle esportazioni delle società americane in;
- eliminare le barriere non-tariffarie ad oggi esistenti nel settore agrifood (si pensi a titolo esemplificativo, al Regolamento (UE) 2023/1115 “EUDR” e al suo impatto sulle filiere agroalimentari), oltre a facilitare l’ottenimento dei certificati sanitari relativi ai prodotti caseari e di origine suina statunitensi;
- raggiungere un accordo con gli USA relativo all’adozione di regole di origine comuni, al fine di evitare che prodotti originari di altri paesi possano avvalersi delle agevolazioni previste dall’Accordo;
- non adottare o mantenere “network usage fees” per i fornitori di contenuti online statunitensi;
- collaborare con gli USA al fine di rafforzare la sicurezza economica, al fine di migliorare la resilienza delle rispettive supply chain, attraverso la cooperazione nei settori dell’investment screening, dell’export control e nella lotta al contrabbando;
- concludere ulteriori accordi commerciali, con particolare riferimento al settore dell’energia e dei semiconduttori;
- acquistare massicciamente materiale militare dagli USA.
Molti dettagli dell’accordo restano da definire per poterne misurare a pieno l’impatto sull’attività esportativa delle aziende italiane, spiccano però fin d’ora due esigenze: la prima, curciale, è quella di analizzare la propria filiera produttiva e di fornitura per determinare in modo corretto l’origine dei prodotti sia alla luce della normativa UE sia di quella USA, e la seconda è quella di sfruttare per quanto possibile le misure mitigatorie dell’impatto dei dazi da adottarsi all’atto dell’esportazione verso gli USA e dell’importazione in quel paese. I professionisti dello Studio Legale Padovan, forti dell’esperienza ultraventennale dello Studio in materia di compliance doganale, sono a disposizione delle imprese per supportarle nell’attuare una pianificazione strategica dei flussi commerciali finalizzata a mitigare l’impatto delle recenti norme anche attraverso la nostra rete di professionisti statunitensi. Per informazioni scrivere a daziusa@studiopadovan.com.