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IL KAZAKISTAN VIETA LA RIESPORTAZIONE VERSO LA RUSSIA DI ALCUNI BENI CON POSSIBILI UTILIZZI MILITARI

Studio Legale Padovan

Il Kazakistan vieta la riesportazione verso la Russia di alcuni beni con possibili utilizzi militari

Giovedì 19 ottobre 2023, il Kazakistan ha annunciato di aver vietato la riesportazione in Russia di 106 tipologie di beni di origine estera, tra cui parti di droni, componenti elettroniche e processori, utilizzabili dalla Russia a fini militari. In occasione dell’incontro avvenuto qualche settimana fa a Berlino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev aveva infatti annunciato che il Paese si sarebbe allineato ai regimi sanzionatori in essere contro la Russia.

Secondo Andriy Yernak, capo dell’Ufficio del Presidente dell’Ucraina, i beni la cui esportazione in Russia è stata vietata sono tutti beni non prodotti in Kazakistan, ma merci acquistate da Paesi terzi per la loro successiva riesportazione in Russia, nel tentativo di aggirare le sanzioni imposte nei confronti di tale Paese.

Ricordiamo che fin dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 i Paesi occidentali si sono molto impegnati nel tentativo di contrastare l’elusione delle misure restrittive adottate contro la Russia, facendo pressioni su quegli Stati percepiti come a rischio elusione, tra cui Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, Armenia e Turchia.

Ad esempio, l’articolo 12 septies del Regolamento (UE) 833/2014, introdotto dal c.d. undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia del 23 giugno scorso, vieta di “vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, beni e tecnologie elencati nell’allegato XXXIII, anche non originari dell’Unione, a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo nel paese terzo individuato in tale allegato” (ne avevamo parlato in questo post). Nell’allegato XXXIII del Regolamento (UE) 833/2014 sono compresi i beni e le tecnologie sensibili a duplice uso, o i beni e le tecnologie atti a contribuire al rafforzamento delle capacità militari, tecnologiche o industriali della Russia o allo sviluppo del settore russo della difesa e della sicurezza, in modo da rafforzarne la capacità bellica e la cui esportazione verso la Russia è vietata ai sensi del Regolamento (UE) 833/2014 e per i quali è elevato e continuato il rischio di vendita, fornitura, trasferimento o esportazione in Russia da Paesi terzi dopo la vendita, fornitura, trasferimento o esportazione dall’Unione.

Ad oggi tale Allegato XXXIII è ancora “vuoto”, ma i potenziali Paesi che potrebbero esservi inseriti comprendono, ad esempio, Siria, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kazakistan, Kirghizistan, Armenia, Uzbekistan, Cina e Hong Kong, Mongolia, Qatar e Turchia.

Sempre per contrastare l’elusione delle misure restrittive contro la Russia, anche l’Italia ha intrapreso diverse iniziative, sia criminalizzando la violazione indiretta dei divieti posti dai regolamenti unionali, sia stabilendo un obbligo di autorizzazione preventiva per l’esportazione verso Armenia, Iran, Kazakistan e Kirghizistan di alcuni motori e loro parti, atttivando la c.d. clausola “catch-all” di cui al Regolamento (UE) 2021/821 sui prodotti a duplice uso (ne abbiamo parlato in questo post).

L’esempio del Kazakistan parrebbe dunque testimoniare l’efficacia delle pressioni diplomatiche esercitate dall’UE e dai Paesi occidentali per combattere l’elusione delle sanzioni adottate contro la Russia.

Lo Studio Legale Padovan, che vanta un’esperienza ultradecennale in materia di export control e misure restrittive UE verso Paesi terzi, è a disposizione degli operatori commerciali e finanziari nell’affrontare un quadro normativo sempre più complesso e in continua evoluzione.

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