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Il manifesto: “Braccio di ferro tra Usa e Ue sull’Iran. E il veicolo speciale rischia la sanzione” – intervista all’avv. Marco Padovan

Studio Legale Padovan

29.9.2018 di Farian Sabahi 
Teheran/Bruxelles. Il progetto di Mogherini per evitare le restrizioni di Trump potrebbe finire nella blacklist. I paesi europei sostengono l’idea ma mancano dettagli su tempi e tipo di operazioni
«Penso che l’Iran tornerà a fare un accordo», ha dichiarato il presidente americano Trump durante una conferenza stampa all’Onu dopo aver lanciato un monito all’Europa «che vuole aggirare le sanzioni». E poi l’ennesima invettiva contro Teheran che «sostiene il terrorismo e semina caos nella regione mediorientale».

Quella rivolta all’Europa suona come una vera e propria minaccia: «Chi aggira le sanzioni sull’Iran subirà serie conseguenze». Pronta la risposta del presidente francese Macron che ha ribadito di non condividere quello che ha definito il metodo Trump: «La questione dell’Iran non si risolve con una politica di isolamento».

Il presidente Usa è indispettito per l’annuncio dell’alto rappresentante Ue agli Esteri, Federica Mogherini, in occasione dell’Assemblea generale Onu, del progetto di costruire uno Special Purpose Vehicle (Spv) per mantenere aperti alcuni canali di pagamento con l’Iran.

Se ne parlava da un paio di mesi e ci sono state riunioni a Bruxelles, a cui ha partecipato anche l’avvocato Marco Padovan, specializzato in sanzioni. Molti stati membri – tra cui l’Italia – hanno confermato la volontà di andare avanti, ma c’è ancora parecchia strada da fare per rendere operativo questo strumento. L’Europa sfida l’America e punta i piedi.

Ma in realtà, commenta Padovan, con questo veicolo societario «il rischio di sanzioni americane agli operatori europei non cambia, qualora le operazioni di import, export, le intermediazioni e le transazioni finanziarie siano contrarie alle regole dettate dall’amministrazione Trump. Penso a chi oggi intende effettuare transazioni significative nel settore automobilistico iraniano o a chi, dopo il 5 novembre, voglia fare affari con l’Iran nei settori della navigazione e della costruzione navale, dell’oil&gas o del petrolchimico». Al di là delle dichiarazioni della politica, i problemi sono molteplici.

A cominciare dal fatto che «per avere il veicolo, occorre costituire una società in un paese dell’Unione europea e a oggi non è chiaro chi sarà disposto a farlo. Le ipotesi sono diverse: un solo Stato membro? O un gruppo di paesi? O la stessa Ue?». Non sono stati definiti i tempi e il tipo di operazioni che sarebbero gestite da questo nuovo veicolo societario. E, aggiunge Padovan, «non è chiaro se debba o meno ottenere una licenza per svolgere attività bancaria in senso tecnico».

Per bloccare l’iniziativa di Mogherini, Trump potrebbe semplicemente aggiungere il nuovo veicolo societario alla lista dei soggetti «blacklistati» dall’amministrazione Usa.

Per questo, sembra mancare la fiducia da parte degli operatori dell’Unione Europea, i soggetti che dovrebbero usare l’Spv per i pagamenti da e verso l’Iran: «Servono rassicurazioni sufficienti sul funzionamento del veicolo, ma potrebbero mancare in una prima fase di start-up e/o in presenza di pressioni americane». «Non è chiaro quali saranno le fonti per la provvista finanziaria. L’obiettivo per l’Europa è continuare a importare greggio iraniano, ma tra poco più di un mese, il 4 novembre, scatterà il secondo round di sanzioni Usa e l’embargo al petrolio di Teheran. Vi è inoltre il problema della probabile interruzione delle relazioni con le banche iraniane da parte di Swift».

Mentre Trump invettive, la Repubblica islamica addebita la grave crisi economica alle sanzioni a stelle e strisce. A distogliere l’attenzione non è bastato il derby di Teheran: giovedì Esteghlal e Persepolis si sono sfidati nello stadio Azadi, una capienza di 80mila posti, tutto esaurito. Gli iraniani avrebbero voluto dimenticare per qualche ora la crisi, ma lo zero a zero non ha soddisfatto nessuno.

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Fonte: il manifesto

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