Arbitrato di investimento e obbligo di terminare un arbitrato basato su un BIT intra-UE
Corte d’Appello di Amsterdam, 22 aprile 2025, LC Corp c. Polonia
Un investitore può essere obbligato a cooperare per porre fine a un arbitrato fondato su un BIT intra-UE in quanto incompatibile con il diritto dell’Unione
La questione della compatibilità tra i trattati bilaterali di investimento (BIT) intra-UE e il diritto dell’Unione europea continua a suscitare importanti sviluppi giurisprudenziali. Una recente decisione della Corte d’Appello di Amsterdam ha aggiunto un nuovo tassello a questo complesso mosaico, affermando che una parte che ha avviato un procedimento arbitrale fondato su un BIT intra-UE può essere obbligata, a pena di sanzioni pecuniarie, a collaborare alla sua estinzione, in quanto tale procedimento è in contrasto con il diritto dell’Unione.
Il caso in esame ha riguardato la società olandese LC Corp, che aveva avviato un procedimento arbitrale con sede a Londra nei confronti della Polonia, sulla base del BIT concluso tra i Paesi Bassi e la Polonia.
Tuttavia, a seguito della sentenza Achmea della Corte di Giustizia dell’UE (e della successiva risoluzione del BIT in questione), la Polonia ha avviato un’azione giudiziaria nei Paesi Bassi al fine di ottenere un’ingiunzione verso la LC Corp a che questa collaborasse nella presentazione di una domanda congiunta di estinzione del procedimento al tribunale arbitrale.
In particolare, la Polonia ha chiesto alla Corte olandese di ordinare a LC Corp di cooperare attivamente per chiudere l’arbitrato, sostenendo che la prosecuzione del procedimento sarebbe contraria al diritto dell’Unione europea.
La Corte d’Appello di Amsterdam ha accolto la richiesta della Polonia. Secondo la Corte, LC Corp aveva, ai sensi del diritto olandese, un obbligo di cooperare per l’estinzione del procedimento arbitrale: tale obbligo deriva dal principio di leale cooperazione e dall’esigenza di evitare comportamenti che possano eludere il sistema di tutela giuridica previsto dal diritto dell’UE. In altre parole, il comportamento di LC Corp, volto a proseguire un arbitrato fondato su una clausola compromissoria contraria al diritto dell’Unione, costituiva una violazione del principio di primazia del diritto dell’UE e della sentenza Achmea.
La Corte ha sottolineato che ogni disposizione del BIT che possa in qualche modo indurre un investitore olandese o polacco a fare affidamento su una clausola arbitrale deve essere considerata incompatibile con l’ordinamento dell’Unione; ne consegue che la prosecuzione di un procedimento arbitrale basato su tale clausola si traduce in una violazione del diritto UE.
La pronuncia in esame è particolarmente rilevante in quanto mostra come le corti nazionali possano svolgere un ruolo attivo nell’applicazione diretta del diritto dell’Unione anche in materia di investimenti. Inoltre, essa rafforza l’effetto vincolante della giurisprudenza della Corte di Giustizia nei confronti di soggetti privati coinvolti in controversie internazionali.