Il 16 luglio 2018 l’Iran ha presentato un ricorso alla CIG contro gli Stati Uniti d’America in risposta alla reintroduzione delle sanzioni statunitensi sospese nel 2016 a seguito dell’accordo sul nucleare iraniano (Piano d’azione congiunto globale o Joint Comprehensive Plan of Action) e successivamente reimposte dopo l’annuncio del Presidente Trump dell’8 maggio 2018 di ritirarsi dagli impegni presi dal Presidente Obama. Tale ricorso non è fondato sulla violazione del JCPOA, ma sulla presunta infrazione di un accordo di amicizia (Treaty of Amity) tra le parti in causa risalente al 1955.
Il 3 ottobre, i giudici dell’Aja hanno accolto all’unanimità la richiesta di misure cautelari (le cosiddette provisional measures della CIG) presentata dall’Iran, stabilendo che gli Stati Uniti dovranno rimuovere tutte le misure sanzionatorie che ostacolino il soddisfacimento in Iran di bisogni umanitari, ossia quello di medicine, apparecchi medicali, alimenti, nonché di beni e servizi relativi alla sicurezza dell’aviazione civile.
La pronuncia della CIG rappresenta una vittoria morale per l’Iran, che però non ha effetti concreti di grande portata. La normativa USA già prevede infatti delle licenze generali che consentono ai soggetti statunitensi l’esportazione in Iran di medicine, apparecchi medicali e alimenti. A questi beni, dunque, la Corte ha imposto che si aggiungano solo i beni e i servizi legati alla sicurezza dei voli civili, già oggetto in passato di una licenza generale, revocata da Trump.
È da evidenziare, però, che la CIG abbia voluto porre l’attenzione sulle difficoltà che l’Iran e gli iraniani stanno incontrando nell’acquisto di beni che non sono assoggettati a misure restrittive. Risulta evidente il richiamo della Corte al termine del 5 novembre prossimo, quando le sanzioni USA al sistema bancario iraniano saranno tali da rendere estremamente difficoltoso il trasferimento di fondi da e verso l’Iran, e dunque anche il pagamento di beni di prima necessità. Da tale data, infatti, tornerà sanzionabile la fornitura di servizi di messaggistica finanziaria specialistica resa a favore della Banca centrale iraniana o di altre istituzioni finanziarie iraniane. Entro il 5 novembre, inoltre, scatterà il reinserimento nella SDN List di gran parte delle banche iraniane, che attualmente figurano nella cosiddetta ‘E.O. 13599 List’.
Per ovviare a questa problematica, l’Unione europea ha recentemente reso pubblico il progetto di costituire uno Special Purpose Vehicle (SPV) per facilitare i pagamenti relativi alle operazioni commerciali con l’Iran, basato sullo scambio di petrolio iraniano con prodotti e attrezzature europei. Sebbene l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini abbia affermato che il sistema dovrebbe essere attuato prima di novembre, permangono oggettive difficoltà tecniche e giuridiche di realizzazione sulla sua efficacia.
In conclusione, la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia non determina alcun sostanziale cambiamento nel regime sanzionatorio USA contro l’Iran, come definitosi a seguito degli USA dal JCPOA; tutt’al più fornisce un sostegno alle parti, come la UE, intenzionate a continuare l’implementazione dell’accordo sul nucleare.