STATI UNITI APERTI A TRATTATIVE CON L’IRAN SULL’ACCORDO NUCLEARE

Il 19 febbraio, il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Ned Price, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono disposti a partecipare a trattative con l’Iran sull’Accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, JCPOA). Le trattative sarebbero ospitate dall’Unione Europea: come ha twittato Enrique Mora, del Servizio Europeo per l’Azione Esterna, l’Unione sarebbe “pronta a invitare [Stati Uniti e Iran] a un incontro informale per discutere la via da seguire”.

Il JCPOA è stato firmato da Cina, Francia, Germania, Iran, Russia, Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti nel 2015. Gli Stati Uniti sono usciti unilateralmente dall’accordo nel 2018, durante l’amministrazione Trump. Il ritiro ha comportato la reintroduzione unilaterale delle sanzioni USA pre-JCPOA, nonché l’adozione da parte degli USA di ulteriori misure contro l’Iran aventi carattere extra-territoriale.

In risposta, il governo iraniano ha adottato misure contrarie alle disposizioni previste dal JCPOA, ad esempio, intensificando le attività di arricchimento dell’uranio o, come da ultimo, la sospensione del Protocollo addizionale, pertanto vietando di concedere agli ispettori l’ingresso ai suoi siti nucleari.

Il Dipartimento di Stato ha confermato che l’ambasciatore USA presso le Nazioni Unite ha consegnato una lettera al Consiglio di Sicurezza che capovolge la posizione dell’amministrazione Trump sul ripristino delle sanzioni ONU antecedenti al JCPOA (snapback) e che riconosce l’efficacia della risoluzione 2231 dell’ONU. Inoltre, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha anche affermato l’intenzione di revocare le restrizioni di accesso ai diplomatici iraniani agli uffici delle Nazioni Unite negli USA.

Questi sviluppi indicano che la politica estera di Biden sembra cambiare rotta e prendere una via più multilaterale rispetto all’amministrazione precedente. Allo stesso tempo, il Dipartimento di Stato ha avvertito che i negoziati porterebbero concludersi in un nulla di fatto. Resta da vedere se e come l’Iran risponderà alla dichiarazione statunitense, in particolare tenendo in conto il possibile impatto delle elezioni presidenziali in Iran di giugno 2021 sulle relazioni con gli Stati Uniti.