PRICE CAP: LA FEDERAZIONE RUSSA ADOTTA MISURE RITORSIVE

Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin ha firmato martedì 27 dicembre un decreto presidenziale che vieta, in maniera ritorsiva, le forniture di petrolio e di prodotti petroliferi ai paesi che hanno introdotto il cosiddetto meccanismo di price cap sul greggio russo.

Nel dettaglio, l’Ukaz (decreto presidenziale) 691 vieta la fornitura dei suddetti prodotti a persone fisiche e giuridiche, nel caso in cui i relativi contratti di fornitura prevedano l’applicazione – diretta o indiretta – di meccanismi di price cap.

Al governo della Federazione russa spetta peraltro di identificare i codici doganali interessati dalla misura, e di adottare atti finalizzati all’attuazione dell’Ukaz. Al ministero dell’energia russo spetta invece il monitoraggio dell’applicazione delle misure previste – per cui viene anche costituito un comitato interministeriale.

Il decreto presidenziale entrerà in vigore il 1° febbraio 2023 con una durata fissata in cinque mesi, fino al 1° luglio 2023.

Per quanto riguarda la normativa unionale, è opportuno ricordare che, ai sensi dell’art. 3 quaterdecies del Reg. (UE) 833/2014, dal 5 dicembre è già vietato, fatte salve certe deroghe, acquistare, importare o trasferire in UE petrolio greggio dalla Russia – mentre dal 5 febbraio 2023 tali divieti si estenderanno anche a preparazioni petrolifere (quali olii combustibili, olii idraulici, olii per cambi, e benzine).

Il c.d. price cap si applica invece sulla base dell’art. 3 quindecies del regolamento 833/2014, e riguarda – per i medesimi prodotti e seguendo le stesse tempistiche dell’art. 3 quaterdecies – il divieto per gli operatori unionali di fornire assistenza tecnica o finanziaria e servizi di intermediazione relativi al commercio e al trasporto verso paesi terzi di tali prodotti petroliferi, nel caso in cui il prezzo di acquisto al barile superi i 60 dollari statunitensi.